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venerdì 7 settembre 2012

Introduzione-Codice a barre

codice a barre
Il codice a barre serve a identificare il prezzo una volta giunti alla cassa dei supermercati, dove il lettore ottico legge il codice e lo traduce in prezzo. Oltre a ciò, il codice a barre serve al consumatore per capire se il prodotto acquistato è italiano o estero. le prime due cifre, infatti, indicano il paese d’origine del possessore del marchio, ossia il produttore.
Se le prime due cifre equivalgono al numero 80, il Paese d'origine è l'Italia. Le cifre successive identificano l'azienda e le altre cinque definiscono il tipo di prodotto. L'ultima cifra è, invece, un logaritmo di controllo dell'intero codice.
Alcuni grandi supermercati hanno installato nei reparti dei cibi in scatola un punto di controllo dei prodotti che i consumatori possono utilizzare direttamente. Basta prendere la scatola in questione e avvicinarla allo scanner predisposto che subito leggerà e farà apparire sul video il prezzo del prodotto così come viene venduto, il prezzo al chilo o al litro e la sua tipologia. Un sistema che metterà fine a tutti i nostri eventuali dubbi.
La data di produzione non sempre poteva esser sufficiente a stabilire quanto dura un prodotto. Inoltre, la sola data di confezionamento o produzione poteva indurre il negoziante a vendere prodotti scaduti e. dunque, rischiosi per la salute. La data di durabilità, invece, ci dà un'indicazione più pratica anche se potrebbe consentire abusi o esagerazioni da parte dei produttori poiché essi possono stabilire a loro discrezione la data di durabilità da riportare sulla confezione e oltre la quale il prodotto non può più essere venduto. Ad aiutarci a riconoscere l'età dei prodotti arriva una novità: la pulce della freschezza. Si tratta di un indicatore di tempo e temperatura apposto su tutti gli alimenti preconfezionati che abbiano un alto rischio di deteriorabilità.

Questo indicatore, di cui esistono 200 brevetti, grazie a particolari sostanze chimiche, cambia colore col tempo, e con gli sbalzi di temperatura facendo capire al consumatore che il prodotto ha finito o sta per finire il suo ciclo di vita.
Vediamo, indicativamente, la durabilità stabilita per alcuni prodotti che appare sulla confezione, con la dicitura “Da consumare preferibilmente entro….”:
birra: 1 anno
burro: 2 mesi
carne in scatola: 4 anni
maionese: 6 mesi
panna fresca: 7 giorni
pasta: 2 anni
pelati in scatola: 3 anni
riso: 18 mesi
tè: 3 anni
yogurt: 20 giorni

Ed ecco invece, le poche date di scadenza tassative dei prodotti, fissate dalle leggi:
latte fresco pastorizzato: 4 giorni
latte sterilizzato: 180 giorni
latte UHT: 90 giorni
pesce fresco confezionato: 3 giorni (5 se sottovuoto)
uova: 21 giorni
vino in cartone: 1 anno

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Annaemy

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